San Michele delle Grotte, le altre chiese e gli ambienti presenti nell’habitat rupestre di Gravina in Puglia costituiscono un canyon dal fascino unico nel suo genere.
I corsi d’acqua, indispensabili per ogni economia, e la via Appia, importante mezzo di comunicazione, hanno reso possibile la nascita e lo sviluppo dell’habitat rupestre presente sul territorio murgiano.
Visto dall’esterno, l’habitat rupestre di Gravina in Puglia appare come un grosso vespaio scolpito nella roccia, che si affaccia sul burrone.
Si deve la sua forma all’acqua, che per millenni ha scavato la pietra fino a rendere la Gravina un paesaggio autentico.
Questo territorio non fu scelto a caso per creare un insediamento. Oltre alla presenza di acqua c’erano molti terreni fertili e adatti al pascolo, legno, argilla e altre materie prime.
Non sono chiari i motivi per i quali antiche popolazioni hanno abitato questi ambienti. Si è portati a pensare che siano legati a necessità politiche, economiche e religiose.
Le grotte sono state rese comunicati attraverso scale esterne e interne, scolpite nella roccia.
All’interno le camere si collegano attraverso pozzi, cisterne, cunicoli, buche, e venivano usate come abitazioni, laboratori, depositi o luoghi di culto: il complesso rupestre era un vero e proprio villaggio, che nel tempo si è andato sempre più perfezionando fino a offrire tutti i servizi utili alla comunità.
La predisposizione interna delle stanze prevede di solito un caminetto e una nicchia con giaciglio, scavati nella roccia; degli ambienti usati come ripostigli e delle cisterne per la raccolta delle acque piovane.
Solo in alcuni casi l’ambiente inglobava la zona abitata con la stalla.
La comunità si munì anche di un sistema di difesa, che consisteva in un muro o una torre posta sul bordo del burrone.
Gli abitanti delle grotte della Gravina furono abili anche nel canalizzare l’acqua, che raccoglievano da fonti sorgive o da cisterne in tufo.
L’acqua veniva incanalata in condutture realizzate in tufo, nelle quali scorrevano tubi in terracotta che conducevano a pozzi di decantazione, nei quali l’acqua veniva depurata.
Le chiese rupestri di Gravina in Puglia
Le chiese rupestri erano collocate intorno alla zona abitata, e un po’ isolate, per permettere lo svolgimento delle funzioni religiose in piena tranquillità. Erano adiacenti a camere usate come laboratori per la trasformazione di prodotti agricoli, a stalle e a depositi.
Di solito, annessi alla chiesa, c’erano un cimitero con tombe a fossa e l’abitazione del sacerdote.
Quando, nel Cinquecento, la popolazione cominciò a edificare case nei rioni Piaggio e Fondovico, l’habitat rupestre non venne abbandonato, ma continuò a essere abitato.
In alcuni casi, alcune grotte, inizialmente usate come abitazioni, con lo sviluppo della città verticale vennero adibite a stalle o a cantine, cambiando così la propria morfologia.
San Michele delle Grotte e le altre chiese dell’habitat rupestre di Gravina in Puglia presentano elementi simbolici simili a quelli presenti in qualsiasi altra chiesa antica.
L’ingresso è alto e stretto, e rappresenta la salvezza della vita eterna a cui i peccatori, entrando, possono ambire.
All’interno, l’area di preghiera può essere a una o più navate, sempre in numero dispari, scandite da piedritti sormontati, in genere, da archi a tutto sesto, che in una chiesa-grotta hanno una funzione prettamente estetica.
Lungo le pareti della stanza dei fedeli si trovano i sedili, ricavati nella roccia.
Il presbiterio ha il pavimento rialzato rispetto agli altri ambienti della chiesa rupestre. Può essere un unico ambiente o formato da più celle comunicanti, che si collegano ad absidi di forma e grandezza diverse.
L’altare è al centro del presbiterio, di fronte all’ingresso e rivolto verso Oriente, in attesa della venuta di Cristo.
A destra e a sinistra dell’abside si trovano, in genere, degli ambienti o nicchie chiamati diaconicon (a destra) e pròthesis (a sinistra o a Nord), che costituiscono i pastophoria. Nelle chiese paleocristiane e bizantine servivano come depositi degli oggetti sacri, il primo, e delle offerte dei fedeli, il secondo.
La cattedra del celebrante è, di solito, tra l’altare e l’abside.
Vicino all’altare si trova un bacino chiamato “piscina”, che serviva per lavare gli oggetti sacri.
Le pareti sono prive di finestre; il soffitto è piatto, anche se in alcuni casi assume la forma di una volta a botte per distinguere il presbiterio dagli altri ambienti della chiesa.
All’esterno, annessi alla chiesa, si trovano degli ambienti coperti, usati per le sepolture.
Le chiese rupestri di Gravina in Puglia sono
- San Michele delle Grotte, che si estende sul lato del burrone dove sorge il rione Fondovico;
- Santa Maria degli Angeli, situata nei pressi del settecentesco ponte-acquedotto sul torrente Canapro;
- San Vito Vecchio, nel rione Fornaci, è un gioiello dell’architettura rupestre tardoromanica, nonostante sia stata privata dei suoi affreschi (oggi visibili nel Museo Ettore Pomarici Santomasi) che raffigurano Cristo Pantocratore e Santi;
- Madonna della Stella, collocata sul versante ovest del burrone la Gravina, vicino al ponte-acquedotto e all’area archeologica Padre Eterno, è visibile dai rioni Piaggio e Fondovico grazie al suo caratteristico campanile;
- Sant’Andrea, situata a ridosso del burrone la Gravina;
- Cripta Tota, nel rione Fornaci, forse dedicata a Sant’Elia, conserva resti di affreschi tra i quali ce n’è uno con Cristo in trono che regge la Bibbia tra i profeti, tra i quali c’è anche Elia.
Esistono altre chiese inedite nell’habitat rupestre di Gravina in Puglia per le quali, per ora, non e stato possibile stabilire una dedicazione.
San Michele delle Grotte di Gravina in Puglia
La chiesa rupestre di San Michele delle Grotte è situata nel rione Fondovico. È composta da camere intercomunicanti, che nei secoli sono state allargate e modificate in base alle necessità del momento.
L’area di preghiera integra un deambulatorio, che funge, alla sua sinistra, da endonartece, poiché è il primo ambiente al quale si accede dall’ingresso principale, posto lateralmente alla chiesa.
Il presbiterio è sollevato di un gradino, ed è collegato a cinque celle absidate.
Nella prima abside a sinistra c’è un affresco con Cristo tra i santi Paolo e Michele.
Ai piedi dei due altari laterali si trovano due fosse, che venivano usate per lavare gli oggetti sacri.
Nella parte destra della chiesa di San Michele delle Grotte si trova una tomba ad arcosolio sovrastata da una cornice in tufo. All’interno della tomba, dei resti di intonaco fanno intendere la presenza, in origine, di un affresco.
Altri resti di affreschi sono visibili sulla faccia del pilastro di fronte all’altare maggiore, sulla parte a sinistra dell’ingresso e su altri pilastri.
Dal lato destro del deambulatorio si accede a un ambiente usato, fino a non molto tempo fa, come ossario, con un accesso indipendente, oggi murato, che lo metteva a contatto con l’esterno.
Ogni anno, l’8 maggio, in questa chiesa-grotta si celebra la S. Messa a San Michele Arcangelo.
Luoghi molto suggestivi e ricchi di testimonianze storiche.